Il dibattito sulla proposta del Pd sulla scuola.
Enrico Letta, il segretario del Pd ha proposto di estendere l’obbligo scolastico dai 3 anni fino al diploma. La proposta però non è stata accolta molto positivamente dati i fischi che hanno riempito la platea al meeting di Rimini dove Letta l’ha esposta. Oggi l’obbligo scolastico è dai 6 ai 16 anni. Gli studenti così hanno la possibilità di scegliere se proseguire gli studi o meno andando ad aumentare la dispersione scolastica.
Il fenomeno degli ELET gli Early leavers from education and training ovvero i giovani che lasciano la scuola pria del diploma è ancora molto ampio. Nel 2021 in Italia questi erano il 12,7% dei giovani a confronto di una media europea di 9,7%. Ma in questo modo l’obbligo coinvolgerebbe i giovani che decidono di fare corsi di formazione triennale per intraprendere subito la strada del lavoro. Per questo motivo molte imprese hanno sollevato dubbi su quest’idea del Pd.
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Azione d’accordo con l’obbligo in uscita ma non in entrata
Un altro problema è l’obbligo a tre anni dato che in Italia non sono presenti su tutto il territorio gli asili nido e molte famiglie sono ancora costrette a rivolgersi al privato soprattutto al sud. “L’idea di Letta sull’asilo obbligatorio non solo è in perfetto stile sovietico ma anche fuori dalla realtà” ha commentato la ministra per il Sud Mara Carfagna.
“Lo sa Letta che l’offerta di nidi e asili in molti comuni del sud non arriva al 15% dei bambini residenti? Lo sa che al sud oltre il 60% delle madri non è occupata né può esserlo per mancanza di asili?” spiega la ministra candidata con Azione. Ma non è solo una questione economica ma anche di principio perché si dovrebbe lasciare la scelta nelle mani delle famiglie. Per Russo deputato di Azione è “pura demagogia” e mentre l’obbligo scolastico nei paesi nordici è a 7 anni «Tra i pochissimi Paesi del mondo che obbligano i bambini alla scuola dell’infanzia, a 5 anni, c’è l’Ungheria di Orbán: è davvero quello il modello che propone Enrico Letta?».
Per la ministra Carfagna l’unica operazione pensata a favore di bambini e genitori è quella «pensata e realizzata con gli investimenti del Pnrr e con la definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione». «Oggi ci sono le risorse per portare l’offerta di nidi in ogni singolo Comune italiano a 33 posti ogni 100 bambini entro il 2027: il Pnrr paga i “mattoni”, l’ultima legge di bilancio stanzia i fondi per maestre e personale. Questa è serietà. Questo è vero cambiamento». Carlo Calenda, inoltre condivide l’obbligo fino a 18 anni a tempo pieno ma non condivide come Carfagna l’obbligo in entrata scolastica.